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villaggi
e abitazioni
della valpelline


la storia

Il modo migliore per conoscere la storia di un paese, di una vallata e dei suoi abitanti è quella di camminare sulle tracce degli antenati, tra le vie strette, sfiorando muri secolari e alzando gli occhi verso balconi che ricordano eventi passati. Nella Valpelline l'architettura alpina svela un passato di fatica, adattamento e ingegno umano.

I villaggi avevano generalmente le case addossate alla montagna, sfruttando così il dislivello per poter passare da un piano all'altro. Ogni casa possedeva un cortile aperto, e, nei pressi di un ruscello, l'orto: per facilitare l'irrigazione, le colture cerealicole secche erano posizionate lateralmente o in alto rispetto al villaggio, mentre nella parte bassa c'erano i terreni che necessitavano di essere irrigati e concimati, utilizzando il concime proveniente dalle stalle che si trovavano nella parte alta.

Le case erano costruite con materiale locale, prevalentemente con pietra e legno di larice. Le pietre erano legate tra loro con malta d'argilla o di calce. Le case più antiche della Valpelline sono antecedenti il XVI secolo e solo alcune sono ancora conservate integralmente, perché in tanti casi sono state ingrandite in base alla dimensione delle famiglie e modernizzate. Le case del XV secolo disponevano di una stalla al pian terreno, dove gli uomini abitavano insieme agli animali e di un fienile. A parte si trovavano fienili e granai costruiti in legno, sopra una base in muratura.

Questi servivano per la battitura, l'essiccamento e la conservazione dei cereali. Più tardi, verso il 1800, si cominciarono a costruire case in un blocco unico, sviluppate in altezza. Al pian terreno c'erano una o due stalle a volta, al primo piano l'abitazione della famiglia, mentre il secondo piano e il sottotetto erano spesso adibiti a dispensa per conservare le riserve di cibo necessarie ad affrontare i lunghi mesi invernali.

Nel periodo feudale le abitazioni erano, invece, divise in due parti: la prima era destinata ad abitazione, la seconda invece allo sfruttamento rurale. Le case portavano spesso la firma dei loro costruttori o dei simboli che servivano per implorare la protezione divina. Le iscrizioni venivano fatte dove erano facilmente visibili: sull'architrave d'entrata, sul colmo del tetto, sul basamento del camino. Tra i segni protettori venivano usati il monogramma di Cristo, la croce nelle sue varie forme, i denti di lupo, le losanghe, i simboli solari e le stelle. Sulle case che hanno avuto un'importanza storica durante il periodo del feudalesimo si trova spesso il blasone di casa Savoia.

Altre abitazioni tipiche della Valpelline sono i mayen, ossia la stazione di alpeggio, costituiti quasi sempre da una stalla ed un caseificio utilizzato spesso anche come abitazione. Quando si trattava di grandi alpeggi gli edifici raggiungevano spesso una lunghezza di circa 20 metri. A causa del pericolo costituito dalle valanghe, le stalle si trovavano spesso in veri e propri sotterranei e assomigliavano a delle gallerie, lunghe e strette.

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